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CLICCATE SU MI PIACE NELLA PAGINA DEL MIO LIBRO. https://m.facebook/luparesiilia?m_sess&viewtype=public&__user=100004407938811 Ecco il PROLOGO: L’effetto luce fatto con un programma illumina il viso con gli occhiali neri, sguardo rivolto verso il mare, capelli lunghi biondi come raggi del sole che illuminano una lunga e calda giornata d’estate. Per caso guardando questa foto, dopo degli anni che l’avevo scattata, mi accorsi che lo sguardo non puntava verso la grande distesa azzurra ma verso di me. È la foto che preferisco e che a molti piace. Sauro faceva il volante, dava il giorno libero agli altri e lui riposava di domenica. Lo chiamavano “Gagio Volante” anche perché era biondo di capelli e aveva le lentiggini in faccia. Scrivo queste cose al passato perché mi piace scrivere qualcosa in questo modo. Il vocabolario descrive la parola “amicizia” in questi termini: “Sentimento di affetto, di simpatia, di solidarietà, di stima tra due persone o più persone, che si traduce in rapporti di dimestichezza e familiarità sincera, profonda; patti chiari amicizia lunga, per significare che se ci si mette d’accordo prima, poi non nascono contrasti”. Questa spiegazione dell’amicizia, presa dal vocabolario, ho voluto mettercela per preparare il lettore a quello che leggerà e a quello che provo avendo avuto paura di esagerare e per fargli capire meglio il contenuto. Non sono né un poeta e nemmeno uno scrittore ma secondo me quello che uno scrive riesce bene solo se nasce dal cuore o da un flash mentale che viene dal nulla, come è venuto a me. Mi sono aiutato molto tramite internet per dei termini che non conoscevo, senza chiedere aiuto a nessuno per delle frasi che non mi venivano. Sono di carattere duro e deciso, non mi arrendo finché non ho ottenuto quello che voglio o in cui credo. La soddisfazione è più bella se qualcosa nasce e cresce dalle proprie azioni, come quando si riesce a salvare una persona che sta affogando, il contatto con chi ha bisogno e l’adrenalina che hai in quel momento formano una un quadro perfetto come le sensazioni che provo a scrivere. Sono semplici parole mischiate a cellulosa, emicellulosa, lignina e vari estratti che formano la carta e da essa tanti fogli che si possono consumare col tempo, stracciare o dimenticare se per una persona non hanno importanza. Molte cose però sono nate da questo principio, come contratti di secoli fa con valori immensi o libri qualsiasi e sia che abbiano importanza nella vita oppure no queste cose che ho scritto mi sono nate dal nulla, in pochi giorni e le ricorderò sempre con parole differenti perché per me hanno avuto importanza più di un libro di storia o altro. Queste cose scritte sono nate da una amicizia lunga che ha avuto inizio nel 1995 con una serie di eventi e di casi, che per chi conosce queste due persone amiche sono eventi magici, rari. Una magia può essere anche un’amicizia speciale senza contrasti, con comicità e cose di sempre, però vi assicuro che se avrete voglia di leggere queste poche righe sarete trasportati anche voi dentro questa storia vera e imparerete a conoscere una persona veramente speciale che è stata conosciuta da altri ed apprezzata semplicemente sentendone parlare in un forum. State attenti però, le scorciatoie spesso conducono in buche buie infinite o in falsi sentieri: quindi se proverete a leggere solo il finale non ne assaggerete il gusto e sarà come mangiare un gustoso dolce zuccherino e lavarsi i denti subito; il suo gusto scomparirà nel giro di poco e non avrete più fame, lasciandovi scappare l’occasione di una amicizia nuova e speciale. Chi invece conosce già quest’amicizia non potrà mai conoscere se non leggendoli i fatti simpatici e straordinari di questo racconto. Per ultima cosa non so nemmeno io come mi sia venuta l’ispirazione di questa prefazione; ora però deve iniziare il racconto. Un consiglio: leggete con gli occhi e provate a immaginare con la mente. Solo così e leggendo tutto dall’inizio alla fine imparerete a conoscere ciò che non conoscete. Per rispetto della privacy sono scritti solo i nomi; i cognomi e alcuni nominativi sono sostituiti dalla punteggiatura. Non sono mai riuscito a finire niente di quello che ho pensato di scrivere o di fare, nemmeno la storia di un caro cane che avevo quand’ero piccolo. Ricordo le parole di uno scrittore che il mio amico Sauro conosceva. Eravamo a Cesenatico lungo la spiaggia, gli chiesi come facesse a scrivere così tante pagine magari di un solo ricordo e mi disse di scrivere qualsiasi cosa e di cercare di prolungarla. A scuola, ricordo che quando facevo i temi riuscivo la maggior parte delle volte a esprimere quello che volevo con le giuste parole e un pizzico di poesia che per me stavano bene con il racconto. A quanto pareva però ai sapientoni, come io chiamavo gli insegnanti, oltre che gli errori quel pizzico di poesia non andava bene; però il voto era quasi sempre buono per il testo scritto. Non tutti nascono Einstein. Io cercavo di esprimere al meglio le mie emozioni nei temi scolastici e di descrivere quello che avevo visto senza stancare troppo il lettore. Cesenatico: vado là da quando sono piccolo, i miei nonni hanno una casa a due passi dal mare. Salendo le scalinate oltre l’abitazione si potevano vedere le bandiere che segnalavano il mare calmo o mosso e le onde. Tanti sono i ricordi in bianco e nero come una foto d’epoca: gli odori dei fiori quando si passava da quei cespugli, la brezza che sfiorava la pelle e il rumore delle onde a qualche decina di metri di distanza, poi il continuo rumore delle ambulanze che passano da quel viale, un viavai continuo che un po’ disturbava ma si intonava con l’atmosfera. Attorno, file di muri di case abitate, hotel e colonie abbandonate, qualche extracomunitario che spuntava dalle mura un po’ marce e le grida dei giochi di qualche ragazzo delle colonie abitate. Quella che ricordo meglio è la colonia di Milano, adiacente il condominio dei miei nonni. Ragazzi di età differenti che passavano qualche settimana della stagione estiva in quel posto. Le docce nel cortile che si vedeva dalla mia terrazza, file di ragazzi che scherzavano, gruppi di bulli che si divertivano a “prendere senza chiedere”. La mattina, in spiaggia, nella piccola striscia di sabbia privata, una specie di tenda grande e sotto tutti i ragazzi; davanti il mare che a differenza di altre spiagge aveva una lunga distesa di cemento per il largo che impediva alle mareggiate invernali di mangiarsi la sabbia. Una rampa di legno e una gradinata di cemento per far scendere i bagnanti del bagno Casadei e quelli della colonia. I nonni frequentavano quel bagno mezzo disastrato, con più cemento che sabbia: invece del mare, in prima linea si vedeva una distesa di cemento con un reggimento di ombrelloni, senza parlare della gente di passaggio che per passare ci doveva girare in mezzo. Un bagno tranquillo, con più anziani che giovani: quasi un circolo. Era gestito da quattro persone, per loro ero quasi come un cliente milionario col fatto che ogni estate ero là e i miei nonni avevano sempre lo stesso numero di ombrellone...
Posted on: Sat, 27 Jul 2013 15:19:36 +0000

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