La cantata e loratorio 15.1 - La cantata profana La riscoperta - TopicsExpress



          

La cantata e loratorio 15.1 - La cantata profana La riscoperta per il gusto della musica vocale monodica non riguardava nel 600 solamente il fenomeno del melodramma, ma si tradusse anche nella nascita della cosiddetta cantata da camera, di carattere dapprima profano poi anche sacro. La cantata da camera, che si sviluppò a partire dagli anni venti nel ristretto ambiente dellaristocrazia nobiliare, venne a configurarsi, dopo alcuni decenni di complessa gestazione, come una forma stilisticamente stabile fino al primo 800 (Rossini). Gli inizi di questo genere risiedono nellelaborazione del genere madrigalesco, che come abbiamo detto si era evoluto, nella sue breve vita, verso tendenze spesso monodiche, accompagnate da un basso continuo: è il caso di Monteverdi ed anche di Luzzasco Luzzaschi con il suo libro di madrigali (da 1 a tre voci) pubblicato nel 1601. Nellanno seguente il fiorentino Giulio Caccini pubblicò altresì Le nuove musiche, contenenti una serie di madrigali quasi interamente monodici, a volte espressamente nominati come arie quando la struttura era strofica. Bisogna però arrivare al 1620 per vedere espressamente indicata la parola cantata. Il palermitano Alessandro Grandi pubblicò infatti Cantate ed arie, nelle quali le cantate seguivano in realtà la forma della variazione strofica, ossia una melodia variante di strofa in strofa su un basso continuo costante. La nascita vera e propria della cantata avvenne però a Roma, dove il liutista, tenore e compositore romano Luigi Rossi, attivo anche allestero, e soprattutto il maestro di cappella Carissimi forgiarono questo genere. La struttura della cantata prevedeva il modello Aria (con da capo) - Recitativo - Aria (con da capo), schematizzato in A-R-A, a cui alle volte veniva aggiunto un recitativo in testa, in modo da ottenere R-A-R-A. Tale modello, che come già detto rimase grossomodo stabile sino a Rossini, subì nel tempo semmai la dilatazione mediante ripetizione della struttura, secondo uno schema R-A-R-A-R-A... Lorganico della cantata prevedeva una o più voci soliste ed un accompagnamento di basso continuo svolto sovente da violone, violoncello o clavicembalo; i soggetti prescelti come base poetica erano invece similari a quelli già impiegati con successo nel nascente genere melodrammatico. Mitologici e amorosi erano i più largamente utilizzati. Durante la seconda metà del secolo, superata la crisi economica che impose il taglio dei costi e non fece stampare molte opere teatrali, si ricominciò la prassi della stampa anche per il neonato genere della cantata, facendoci pervenire alcune partiture che attestavano il crescente gusto per il medesimo genere con soggetto religioso, chiamato più correttamente morale o spirituale, come nel caso de Il giudizio universale di Carissimi. 15.2 - Loratorio Una delle espressioni più importanti della monodia del 600 era il neonato genere delloratorio. Le origini di questa forma musicale, sviluppatasi nellambiente omonimo delloratorio, risiedono da un lato nellevoluzione della lauda polifonica cinquecentesca (già basata su una polifonia molto semplice, di carattere omofonico), verso un genere più diretto e quindi monodico, e dallaltro dallo sviluppo della struttura dialogica che alcune laude già possedevano. Le prime testimonianze della nascita delloratorio sono alquanto scarne, in quanto risalgono allo stesso periodo della nascita della cantata, caratterizzato da una crisi economica che non permise la stampa musicale per alcuni anni. E certo invece che gli iniziatori del genere delloratorio furono Rossi (che compose anche numerose cantate e musica teatrale profana) e soprattutto Carissimi. Giacomo Carissimi (1604-1674) nacque a Roma e lì operò per tutta la sua vita. Le sue opere ci sono giunte manoscritte per la volontà di mantenere una sorta di esclusiva nella cappella musicale di S.Apollinare, dove il compositore romano operò lungamente come maestro di cappella; la sua produzione comprendeva 14 oratori tutti in lingua latina (il più famoso è Jephte) tranne il Daniele, scritto in volgare, che narrava la tragica fine del profeta dato in pasto ai leoni. In realtà la disputa dialogica tra latino e in volgare era ben testimoniata da alcune aperte prese di posizione, come quella dellOratorio del Crocifisso, nel quale si rappresentavano Oratori del primo tipo, e lOratorio della Chiesa Nuova, che proponeva Oratori nellaltra lingua; tale disputa si risolse nel tardo 600 a favore del volgare italiano nonostante leccezione settecentesca del Giuditta trionfante di Vivaldi. La struttura dellOratorio era alquanto affine a quella del neonato genere del melodramma, ossia formata da una sequenza di arie e recitativi, con andamento dialogico, sempre però suddivisi in 2 parti (corrispondenti agli atti); mentre lazione scenica era assente visto che i cantanti, raramente vestiti con costumi di scena, restavano in piedi immobili e non compivano alcun gesto. Il compito di aiutare la comprensione delle vicende era affidato ad una voce recitante con ruolo di narratore (in una prima fase interpretato da un vero e proprio coro), sempre presente, che interveniva tra un dialogo e laltro dei personaggi. Altri autori di oratori furono Stradella, che vantava 6 partiture una delle quali, intitolata S.Giovanni Battista, portava già le prime tracce che preludevano alla nascita del genere del concerto grosso; e A.Scarlatti, la cui produzione dei 37 oratori in italiano ed in latino ci è giunta solamente in minima parte.
Posted on: Wed, 23 Oct 2013 08:40:49 +0000

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