PENSAVO - GIUSTO PER NON FAR DIMENTICARE - TopicsExpress



          

PENSAVO - GIUSTO PER NON FAR DIMENTICARE LEGGETE:29 GIU/13 0 Articoloo di Francesco Grignetti (La Stampa 29.6.13) “”All’ombra del Cupolone Lo Ior ha sede nel quattrocentesco torrione Niccolò V Nel 2008 (ultimi dati disponibili) vi lavoravano 130 dipendenti, aveva 44.000 conti correnti cifrati e un patrimonio stimato in cinque miliardi di euro. In origine, quando ancora c’era il potere temporale dei Papi, era l’Obolo di San Pietro. Poi venne, la Breccia di Porta Pia, lo scioglimento forzato degli ordini e delle congregazioni, la nazionalizzazione dei conventi. Infine ci fu la riconciliazione tra Stato e Chiesa, ai tempi del cavalier Benito Mussolini. E ci fu un sostanzioso risarcimento: 1 miliardo di lire. Fu allora che nacque lo Ior, la banca del Vaticano, e venne chiamato il banchiere cattolico Bernardino Nogara a presiederne gli investimenti. Con Nogara e poi con Massimo Spada, il patrimonio dello Ior non smise mai di crescere. Investirono in miniere, energia elettrica, comunicazioni telefoniche, credito bancario, ferrovie locali, produzione di macchine agricole, cemento, fibre sintetiche, armamenti. Fecero mosse spregiudicate. Così capitò che Nogara nel 1930 riuscisse a vendere a caro prezzo all’Iri, cioè allo Stato italiano, gli immobilizzi mobiliari delle «sue» banche un attimo prima che il crollo di Wall Street deflagrasse. Oppure che Massimo Spada, nel 1939, alle soglie della guerra, convertisse il patrimonio in sterline-oro: il risultato fu che dopo il 1945 lo Ior disponeva di un tesoro immenso. Fin qui, è storia. Però una storia che negli Anni Sessanta diventa noir. Lo Ior si appoggia a Michele Sindona, che è un astro nascente, nonché socio di David Kennedy, ministro del Tesoro di Nixon. David Kennedy era amico e concittadino del vescovo Paul Marcinkus. E un cerchio si chiude. Il nome stesso di Sindona rinvia a uno scandalo pazzesco che significa mafia, massoneria, riciclaggio, bancarotta, delitto Ambrosoli. E non dimentichiamo che la magistratura milanese arriva a Licio Gelli e alla loggia P2 nell’ambito dell’indagine su Sindona. All’epoca si favoleggiava di una famosa Lista dei 500 (evasori eccellenti). Con la scoperta della P2 le liste si moltiplicano e così gli interrogativi. E siccome uno scandalo tira l’altro, si arriva anche a Calvi e a un corpo che penzola dal Ponte dei Frati Neri di Londra. La figura di Paul Marcinkus in questa fase è onnipresente. E sarà vero che lo Ior sosteneva l’intrepida lotta di Solidanorsc, tanto cara al Papa polacco, ma appare anche chiaro che Marcinkus rastrellava soldi con ogni mezzo, lecito e illecito. Che cosa c’entri la Banda della Magliana, ad esempio, o la morte della giovane cittadina vaticana Emanuela Orlandi, lo dirà forse l’inchiesta penale ancora in corso. Ci sono giudici come Rosario Priore che pensano a un grande ricatto al Vaticano perché lo Ior avrebbe dovuto «lavare» 30 o 40 miliardi della banda e invece Marcinkus non aveva tenuto fede ai patti. Anche la gestione successiva, quella del «moralizzatore» monsignor De Bonis, non è da meglio. Attraverso lo Ior, infatti, come ha raccontato con documenti inediti il giornalista Gianluigi Nuzzi in «Vaticano Spa», tra il 1992 e 1993 è passata la maxitangente Enimont da 100 miliardi, di cui tutto sa il faccendiere Luigi Bisignani. E sempre attraverso lo Ior, per il conto Fondazione Spellman di cui aveva la firma Giulio Andreotti, transitava un cospicuo quanto misterioso flusso di fondi. Miracoli di un segreto bancario impenetrabile, di una banca sui generis che ha una sola sede, nel quattrocentesco torrione Niccolò V, 44 mila correntisti nascosti dietro un codice cifrato, e non emette libretti di assegni. Al termine dello scandalo Calvi, lo Ior, cioè la Santa Sede nella persona del cardinale Agostino Casaroli, staccò un assegno da 250 milioni di dollari. Non a titolo di risarcimento ma come atto di «contributo volontario» in cambio della rinuncia da parte delle banche a qualunque futura rivalsa. Casaroli chiuse così il contenzioso economico; allo stesso tempo, però, impedì l’arresto del vescovo Marcinkus, opponendosi con fermezza all’ordine della magistratura italiana. Altri tempi. Altre grandezze. Negli ultimi tempi, infatti, gli scandaletti che toccano lo Ior sono stati ugualmente tanti, ma più miseri. C’è il banchiere «cattolico» Giampiero Fiorani che ammette di avere versato 15 milioni di euro in nero in Vaticano; c’è Angelo Balducci, ex Gentiluomo di Sua Santità, che nel suo conto allo Ior faceva confluire parte delle sue rendite milionarie, in parte utilizzate per finanziare l’acquisto di una villa dove il cerimoniere del Papa, monsignor Franco Camaldo, voleva sistemar la sede di una loggia massonica; c’è don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, già soprannominato «don Bancomat» perché custode dei fondi neri del costruttore Diego Anemone; c’è Ninni Treppiedi, economo della Curia di Trapani, che ha trafficato con fondi non suoi. La storia ultima racconta di uno scontro sanguinoso tra l’ex presidente Luigi Gotti Tedeschi, molto amico di Giulio Tremonti, e quella parte di Curia che fa capo al cardinale Tarcisio Bertone, dove non si capisce chi sia il vero moralizzatore e chi no. Resta il fatto che Gotti Tedeschi teme addirittura per la sua vita. Qualcuno ipotizza che sia stato il braccio di ferro attorno allo Ior ad avere logorato fino a stremare papa Benedetto XVI. È un fatto che papa Francesco abbia appena insediato una commissione d’indagine sullo Ior. E che stavolta il Portone di Bronzo non sia rimasto sbarrato quando la magistratura ha bussato per monsignor Nunzio Scarano.”"
Posted on: Sat, 21 Sep 2013 20:14:13 +0000

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