Tristan da Cunha, da isola dannata a colonia di civiltà In un - TopicsExpress



          

Tristan da Cunha, da isola dannata a colonia di civiltà In un libro di Lilla Mariotti la storia della comunità più remota del pianeta fabio pozzo Avvistata per sbaglio nel 1506 dall’omonimo ammiraglio portoghese, Tristan da Cunha è un’isola vulcanica emersa nell’Atlantico del Sud, a metà rotta tra Città del Capo e Montevideo. Su queste rocce spazzate dalle tempeste approda la fantasia di Edgard Allan Poe e di Jules Verne, che dà luce a due romanzi avventurosi, ma anche quella di un dannato del mare, il pirata americano Jonathan Lambert, che sbarcatovi nel 1810 si proclama suo proprietario e imperatore degli Oceani, con tanto di editto che riesce a pubblicare sulla Boston Gazzette dopo averlo affidato a una nave di passaggio. Con lui ci sono altri due marinai e un ex corsaro al soldo del Regno Unito, il livornese Tommaso Corri. E c’è anche una cassa d’oro. Immancabile la tragedia e il mistero: sei anni dopo giunge sull’isola una guarnigione inglese, che vi si stabilisce per tenere lontana la minaccia di una invasione francese di Sant’Elena, dov’è esiliato Napoleone, e che vi trova solo più l’italiano. Corri, spalleggiato da un’ex prostituta trasportata dalle correnti della vita, fornisce mille versioni sulla fine dei compagni - il giallo della loro morte rimarrà irrisolto - e non dice nulla sul tesoro. La sorte di Tristan da Cunha poteva restare ancorata a questa deriva noir, come per tante altre isole di dannati. Invece, i suoi destini s’affrancano e si riabilitano con la nascita di un avamposto dell’umanità tra i venti dei Quaranta Ruggenti: militari che decidono di restare, uomini che comprano mogli per vincere la solitudine, che costruiscono case e chiese, che fondano una colonia dove il denaro non conta nulla e tutto è in comunione. Un’utopia che si alimenta - finché reggono le rotte - con gli scambi e le derrate dei velieri o con ciò che resta dei naufragi. Le onde trascinano su questo lembo di civiltà anche una nave italiana, che lascia sull’isola due suoi marinai, i cui cognomi, Lavarello e Repetto, ancor oggi sono tra i sette che popolano la saga di Tristan. Il libro di Lilla Mariotti (Trsitan da Cunha, pp. 278, 15 euro) la ripercorre, senza pause, alimentando una tra le più suggestive storie di mare e di isole ai confini del mondo.
Posted on: Fri, 19 Jul 2013 12:31:12 +0000

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